venerdì 29 febbraio 2008

Articolo pubblicato su Il Ponte, 2 marzo 2008, n.9

Se il nonno dà i numeri cosa faccio?
29 febbraio 2008

: La Comunità di San Raffaele interviene sulle demenze senili e chiede un centro diurno per gli anziani. Una terapia non solo farmacologica


Un centro diurno, nell’ambito del quartiere, per l’assistenza agli anziani ed in particolare per quelli affetti da demenza senile. Questa è la richiesta rivolta dalla Comunità parrocchiale di San Raffaele Arcangelo alla Giunta Provinciale. È stata espressa durante l’incontro sul tema “Il deterioramento cognitivo degli anziani, dal curare al prendersi cura".Erano presenti, in qualità di relatori, il professor Silvio Costantini, direttore U.O. Geriatria dell’Ospedale Infermi, il dottor Stefano De Carolis e il dottor Alessandro Margiotta del CEDem (Centro Esperto Demenze) di Rimini oltre ad un numeroso pubblico, prova che l’argomento è d’indubbia attualità.
L’iniziativa si è svolta, giovedì 21 febbraio, Presso la sala Marvelli nella sede della Provincia di Rimini, grazie alla collaborazione tra la Parrocchia di San Raffaele Arcangelo, promotrice dell’iniziativa, e l’Associazione Culturale Gestalt, con il sostegno del consigliere provinciale, con delega alle Pari Opportunità, Leonina Grossi, e il patrocinio della Circoscrizione 4.
Continua così il dialogo, avviato lo scorso anno, con i familiari che assistono anziani affetti da demenza senile o dal morbo di Alzheimer, e le famiglie dove già si avvertono segnali preoccupanti. S’intende, inoltre, offrire un’informazione utile a tutti considerando che nel futuro in tante case ci si possa ritrovare ad affrontare il problema.
Più anziani meno giovani
“La problematica nasce dall’aumento numerico degli anziani- evidenzia il professor Costantini -.
È un evento epocale che ha modificato l’assetto dei Paesi industrializzati e si può rilevare, soprattutto, nella classe degli ultraottantenni che sono aumentati di otto volte negli ultimi settant’anni.I centenari anche a Rimini sono più di cento. Li incontriamo in Geriatria dove solitamente sono ricoverati e li conosciamo quasi tutti, ma anche in molti altri reparti si verifica la presenza di un alto numero di anziani.A parte l’aspetto numerico del fenomeno è da considerare la sua complessità, ossia gli anziani si portano dietro diverse patologie, il 22% almeno tre. Questo comporta una straordinaria fragilità e una certa dipendenza. Più sono avanti con gli anni e più hanno bisogno d’aiuto. Si verifica, quindi, una ‘epidemia’ di disautonomia che riguarda la terza età ed è resa più critica da un altro evento di tipo demografico determinato dalla decrescita dei giovani, persone che potrebbero farsi carico degli anziani. Il problema anziani è un ’icerberg’ la cui parte più allarmante è rappresentata dalle persone affette da demenza, le situazioni più gravi che mettono in crisi la famiglia ”.
Che cos’è la demenza
Cosa s’intende per “demenza” e quando si manifesta?
“È una compromissione delle funzioni corticali superiori del cervello che interessa soprattutto la memoria. La diminuzione delle capacità superiori cerebrali, inoltre, comporta una perdita nella gestione della vita quotidiana. Anche la sfera emotiva è compromessa, così la persona non riesce a mantenere un rapporto ambientale sufficientemente adeguato.Non esiste un’unica demenza, ma una famiglia molto vasta di esse. La maggior parte dei pazienti che ha una patologia degenerativa del cervello è affetta dalla malattia di Alzheimer (60%). Esistono comunque ‘demenze’ che se individuate precocemente sono reversibili, tipo l’ipotiroidismo, la carenza di vitamina B12…”.
A Rimini 3.000 casi
In Italia sono oltre mezzo milione le persone affette da demenza. In Emilia Romagna ci sono più di 50.000 casi e nella Provincia di Rimini sono più di 3.000. Qual è il vostro intervento come geriatri?
Noi focalizziamo l’attenzione sulla persona, non sulla malattia, sulla sua storia fisica, sociale… ed è molto importante sapere se l’anziano vive solo o ha qualcuno che lo accudisce (il caregiver), questo fa la differenza: da ’curare’ a ’prendersi cura’. Interveniamo progressivamente con provvedimenti di vario tipo, pianificati con i familiari, perchè la persona stia il meglio possibile e insegnamo ad invecchiare meglio (diete, movimento fisico, ’attività mentale’, diagnosi precoci…). Ricordiamo, inoltre, che la geriatria è aperta, alla visita dei parenti, 24 ore al giorno perché non è possibile curare gli anziani se non c’è la famiglia”.
Dignosi e cura della demenza
Come avviene la diagnosi e la cura della demenza?
“Nel primo approccio con il paziente si valuta attentamente la storia clinica, si controllano le funzioni cognitive, l’esame fisico e neurologico, ma soprattutto lo stato funzionale (se è ancora autonomo) del paziente e lo stato di depressione fra i sintomi non cognitivi -spiega il dottor De Carolis -. Successivamente si cerca di determinare (TAC, risonanza magnetica…) qual è il tipo di demenza e la sua gravità. Quindi si passa alla terapia che è il risultato di diversi interventi (persona, ambiente, approcci non farmacologici) e solo, in ultima analisi, all’uso delle medicine”.
Curare non solo con le medicine
Terapie della valorizzazione e del sollievo.
Quali sono le strategie non farmacologiche?
“Partiamo, innanzitutto, dal concetto che esercitando una funzione essa si rafforza. Se poi l’ambiente è adeguato alle capacità residue del paziente si hanno dei miglioramenti dal punto di vista comportamentale (irritabilità, aggressività…) - evidenzia il dottor Margiotta. Gli interventi non farmacologici, quindi, non hanno come obiettivo solo la condizione cognitiva, ma tutti gli aspetti alterati: disturbi comportamentali, stato emotivo-affettivo, stato funzionale e benessere dei pazienti e dei familiari. Ad esempio la ‘terapia della valorizzazione’ mette al centro la persona, il suo vissuto e il suo disagio, fornisce al paziente gli strumenti per provare benessere e offre la presenza qualcuno che è in grado di comprendere le sue difficoltà quando è in un ambiente che non riesce più a capire. Esso prevede un contatto diretto tra il terapista e il paziente che deve essere compreso e non giudicato. Esiste anche la ‘terapia del sollievo’ indirizzata ai familiari dei pazienti affetti da demenza. Essa ha lo scopo di alleviare i familiari dal peso assistenziale ed è organizzata in diversi modi (centri diurni, periodi d’istituzionalizzazione, supporto domiciliare). Anche chi è vicino al malato (coniuge, figli…) ha bisogno di essere sorretto per superare lo stress, perché, come è scritto in un vecchio libro, chi cura un paziente con demenza non lo cura per ventiquattro ore, ma per trentasei”.
Francesco Perez

martedì 5 febbraio 2008

Dottore, il nonno dà i numeri e io cosa faccio?

Giovedì 21 e giovedì 28 febbraio 2008, alle ore 21 presso la sala Marvelli in Provincia, la comunità di San Raffaele invita a riflettere su demenze senili e malattia di Alzheimer, con i medici geriatri del CEDEM di Rimini, il dott. Ennio Masciello, esperto di omeopatia, la naturopata Barbara Navala Jansch, fondatrice dell’Istituto Bert Hellinger Bologna, l'operatore della relazione d'aiuto Riccardo Bardoni e il delegato regionale per la Pastorale della Salute Don Francesco Scimè.
L'evento è in collaborazione con la Provincia di Rimini, la consigliera provinciale di Parità Leonina Grossi e l'associazione culturale Gestalt Rimini.
E’ importante conoscere le cure, ma anche sapere come parlare al malato, come trattarlo, come attrezzare la casa, come organizzare la vita di famiglia, come e da chi farsi aiutare, come difendere la nostra salute.

Edith Stein scrive: “Il mondo dello spirito non è meno reale né meno conoscibile del mondo naturale. Poiché l’uomo appartiene a tutti e due i regni, la storia dell’umanità li deve prendere ambedue in considerazione.” (L’empatia, Francoangeli 2002).
Partendo da questa idea, che suggerisce una visione completa della persona umana in rapporto costante tra corpo e spirito, ci sembra importante chiederci qual è il modo di affrontare la malattia anche da un punto di vista psichico e spirituale.
Conduce Riccardo Rossi, operatore dello sportello ascolto Anziani al telefono, presso la Parrocchia di San Raffaele e presidente dell'associazione Gestalt Rimini.

sabato 2 febbraio 2008

Enneagramma o l'arte dell'essere

SECONDO LABORATORIO DI EDUCAZIONE ALLA FLUIDITÀ EMOTIVA
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Il laboratorio Enneagramma o l’arte dell’essere realizzato da Gestalt Rimini in collaborazione col Centro Giovani Rimini5 e le Politiche giovanili del Comune di Rimini ha ottenuto un forte interesse: per accontentare le numerose richieste di iscrizione, grazie alla presidenza della IV Circoscrizione di Rimini sarà avviata una seconda serie di incontri in contemporanea a partire da martedì 12 febbraio 2008 alle ore 21.00, per altrettante dodici serate.
L’Enneagramma della personalità è uno degli strumenti preferiti dalla psicologia della Gestalt, poiché attraverso il suo metodo viene portata alla luce la vera potenzialità dell’individuo che si mette nella libera disposizione di viaggiare alla scoperta di se stesso, verso un’evoluzione spirituale che permetta di svincolarsi da comportamenti, idee e paure che allontanano dall’autenticità dell’essere.
Le origini dell’Enneagramma sono piuttosto misteriose: le prime tracce compaiono in Medio Oriente intorno al 2000 avanti Cristo, quando gli dei Egizi del Medio Regno erano racchiusi in forme composte di nove parti (Enneadi). Georges Ivanoviç Gurdjieff, nel suo romanzo autobiografico “Incontri con uomini straordinari”, afferma di essersi imbattuto nell’Enneagramma all’interno della Confraternita di Sarmoun nel corso dei suoi numerosi viaggi in Medio Oriente. P. D. Ouspensky, discepolo di Gurdjieff, filosofo e studioso russo, lo definì “geroglifico fondamentale di un linguaggio universale che ha molti possibili significati, perché ci sono persone a stadi differenti”. Quello che conosciamo ed utilizziamo oggi è quella parte della teoria dell’Enneagramma che si applica allo studio della personalità, scaturita dalla scuola dello psicologo cileno Oscar Ichazo e dai suoi allievi. Primo fra tutti lo psicologo della Gestalt Claudio Naranjo, che ha compiuto un importante lavoro di relazione tra l’Enneagramma e le più moderne teorie scientifiche della psicologia.Tale insegnamento è un percorso che ci mostra come l’uomo, normalmente attaccato a forme di comportamento o idee, possa arrivare a superare il senso di vuoto e di non conoscenza dell’essere riavvicinandosi alla propria reale autenticità. Secondo Gurdjieff è lo strumento col quale riuniamo in un unico Io sovrano tutti gli Io che ci governano quotidianamente.
Il laboratorio di educazione alla fluidità emotiva tiene conto di tali insegnamenti e si serve dell’approccio della Gestalt per indagare e comprendere meglio il modo con cui ci relazioniamo con le nostre emozioni e quelle degli altri.
E’ rivolto a tutti coloro che svolgono professioni di servizio a prevalente contatto sociale, come insegnanti, medici, infermieri, assistenti sociali, consulenti in relazione d’aiuto e per chiunque sia alla ricerca di una autenticità delle relazioni, per puro nutrimento personale e spirituale.La durata del laboratorio è di dodici incontri serali che si svolgeranno da martedì 12 febbraio 2008, alle ore 21, presso la Sala Consiliare della Circoscrizione 4 di Rimini.
Conduce Riccardo Rossi, con la gentile collaborazione di Simona Matteini. E’ obbligatoria la prenotazione e l’iscrizione all’associazione Gestalt Rimini.
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