domenica 9 marzo 2008

Pubblichiamo la mail di Lucia Biondelli

9 marzo 2008
Cari tutti, vi mando per conoscenza (e perché la diffondiate il più possibile) la traduzione di una dichiarazione rilasciata da Husam Hamdouna, direttore dell’associazione Remedial Education Centre (REC) di Jabalia (Striscia di Gaza) - che lavora/è partner di EducAid dal 2002 - in seguito all’occupazione da parte delle forze militari israeliane della sede principale dell’associazione (situata nell’area Zemo, nel Nord della Striscia di Gaza), un edificio che ospita scuola, asilo, uffici amministrativi, magazzino e garage.
Le forze armate israeliane hanno utilizzato l’edificio come base militare durante gli attacchi portati in quell’area per contrastare il lancio di razzi da parte della resistenza palestinese verso il territorio israeliano.
Nel corso dell’occupazione sono stati danneggiati arredi, attrezzature, computer e mezzi di trasporto. L’occupazione è avvenuta nel corso di una vasta operazione militare che si è protratta per alcuni giorni e ha prodotto più di cento vittime tra la popolazione di Gaza.
Lucia Biondelli
P.S. Husam Hamdouna è anche il fratello maggiore di Yousef, l’educatore palestinese che sta facendo il tirocinio al Ceis [Centro Educativo Italo-Svizzero, NdE] dal febbraio 2007. Ci sentiamo ancor più coinvolti perché conosciamo bene lo stile di lavoro del R.E.C e conosciamo alcune delle persone che vi lavorano con passione e grande intelligenza, come potete vedere dal comunicato sotto riportato.
Referente: Alessandro Latini EducAid Onlus Via Vezia 2 - Rimini 0541/28022
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Questa è la “fotografia” dettagliata della situazione della sede del R.E.C. ora che le forze armate israeliane si sono ritirate dall’area come descritta da Husam Hamdouna:
1. Il 1 Marzo 2008 le forze militari israeliane hanno fatto ingresso nella sede dell’associazione sfondando con la forza tutti gli ingressi e le porte interne dell’edificio.
2. L’esercito israeliano ha utilizzato la sede dell’associazione come base militare per gestire le proprie operazioni nell’area; utilizzando tale sede hanno ucciso 2 cittadini.
3. Le truppe israeliane hanno causato gravi danni all’associazione, distruggendo arredi, attrezzature, documentazione.
4. Una parte delle attrezzature, incluso il computer principale che conteneva la documentazione dell’intero lavoro dell’associazione, è stata rubata, insieme alla somma di 185 shekel (pari a circa 33 euro, NdT) e a 2 passaporti di proprietà di impiegati dell’associazione
5. I militari israeliani hanno lasciato 2 messaggi scritti sulle lavagne delle classi della scuola. Il primo recita “we are very sorry” (“siamo molto spiacenti”), il secondo “hello kids we are very sorry for this mess” (“salve bambini siamo molto spiacenti per questo caos/casino/confusione/bordello”)
I due messaggi chiariscono che i militari sapevano bene che si tratta di un luogo dedicato ai bambini; nonostante questo hanno operato gravi distruzioni.
Da parte nostra ci chiediamo quale sia il motivo di una tale devastazione, dato che si suppone che l’esercito israeliano sia intervenuto nell’area per fermare il lancio di razzi.
Facciamo notare che nel corso delle ultime operazioni 124 persone sono state uccise e 250 ferite, di cui solamente 11 appartenenti alla resistenza armata palestinese e il resto civili. Vale la pena ricordare che persino le infrastrutture dell’area sono state distrutte: rete idrica, rete elettrica, rete telefonica.
Ci chiediamo come sia giustificabile tutto questo.
Non voglio qui soffermarmi a lungo sui danni inflitti da questa operazione all’area di Zemo, dato che esiste un comitato formato dall’associazione che ha il compito di fare una valutazione precisa dei danni, in particolar modo di quelli subiti dalla nostra sede. Voglio richiamare invece la vostra attenzione sul danno maggiore che l’associazione ha subito.
Mi riferisco al messaggio che l’associazione rappresenta attraverso il proprio orientamento pedagogico a favore dell’infanzia: non sosteniamo la violenza, incoraggiamo il dialogo, adottiamo un approccio educativo che promuove i principi dell’amore, della pace, della giustizia, dell’uguaglianza, della democrazia e dei diritti umani.
Sappiamo bene quanto questo sia difficile nell’attuale circolo di violenza in cui ci troviamo a vivere, eppure crediamo che sia possibile.
Crediamo che quando tra due parti si scatenano la guerra e la violenza, dovrebbero vigere leggi e tradizioni da rispettare, che garantiscano la protezione dei civili e delle loro proprietà.
I gravi danni inflitti dall’esercito israeliano alla nostra associazione veicola un messaggio chiaro che poggia sull’accettazione dell’odio reciproco e della legge del più forte.
Questo messaggio è in contrasto con quanto noi insegniamo ogni giorno ai nostri bambini e questa contraddizione ci colpisce e ci indebolisce di fronte ai nostri bambini e di fronte alla nostra comunità.
Per superare questa difficoltà tenteremo con determinazione e responsabilità di tener saldi la nostra motivazione e i nostri sentimenti, alla ricerca della soluzione migliore per i nostri bambini.
Ad esempio abbiamo preso la decisione di non portare i bambini a visitare il centro dove aveva sede il loro asilo, poiché non vogliamo che vedano la devastazione che ha subito, non vogliamo che vedano i loro disegni e i loro giocattoli distrutti. Si tratterebbe di un’ulteriore esperienza negativa che andrebbe a sommarsi a quelle che già ricevono tramite i mezzi di comunicazione.
Crediamo che l’esperienza di vedere i propri giocattoli e i propri disegni distrutti da qualcuno possa generare un sentimento d’odio difficile da contrastare.
Per questo motivo abbiamo deciso di continuare il nostro lavoro con i bambini utilizzando i locali di un altro asilo della zona, giustificando ai bambini questa scelta con la serie di visite ad altri asili, che era già in parte prevista nel programma di questo mese, col fine di incoraggiare le relazioni di amicizia e di buon vicinato nella comunità.
Abbiamo stabilito una serie di incontri con le famiglie dei bambini, per spiegare loro le ragioni di questo cambiamento e il suo significato educativo. Siamo convinti del nostro messaggio e vorremmo che le famiglie adottassero un atteggiamento simile attraverso piccole scelte, che proteggano i loro figli dalle esperienze negative e dalle sofferenze che gli adulti stanno vivendo.
Sappiamo quanto questo sia difficile ma crediamo di non avere alternative al fare la nostra parte per contrastare il circolo della violenza.
Ringraziamo tutti i soggetti locali e internazionali che aiutano l’associazione a portare avanti il proprio messaggio di umanità; nei prossimi giorni produrremo un rapporto dettagliato dei danni subiti dall’associazione, oltre a una valutazione dei bisogni dell’associazione in relazione alle attività da realizzare con i bambini e con le famiglie in questo periodo.
Ci auguriamo che da parte locale e internazionale sia fatta pressione sul governo israeliano per tenere la società civile fuori da ogni tipo di scontro armato, e ci auguriamo altresì di vedere presto una conclusione delle violenze, che contempli il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese nella cornice del diritto internazionale.
Husam Hamdouna
Direttore del Remedial Education Centre - Gaza